Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

meme?» Ma il passaggio è preceduto dall'apostrofe ben nota, diventata addirittura proverbiale: «Nathanael, à présent, jette mon livre. Emancipe-t-en. Quitte-moi ... Ne crois pas que _ta vérité puisse etre trouvée par quelque autre...»" La stessa apostrofe la si è incontrata in limine a «ce manuel d'évasion, de délivrance», seguita da un: «et sors!» - sarà proprio questo il filo che condurrà a un altro testo, Le retour de l'enfant prodigue. Intanto, «je t'enseignerai la ferveur» e «à présent, jette mon livre», segnano i due punti, di partenza e di ricongiunzione del cerchio dell' éduquer. Ma che cosa sta fra l'uno e l'altro punto, che cosa si è prodotto? Ferveur è un termine perfino troppo esplicito, direi troppo gidiano, e sfruttabile, perché si possa riposare con tutta sicurezza su di esso. Certamente riempie, con il suo opposto e complementare, mélanconie (un po' come mania e malinconia?) il trattato delle «Nourritures» - lo riempie, s'intende, alla maniera con cui il verbo può valere per Gide: in effetti svuotandosi e svuotando nell'istante in cui compare. Su questa figura della ferveur, difficilmente circoscrivibile proprio perché, come ho detto, tipica di Gide, io vorrei tornare più avanti, ma partendo da una direzione diversa, spero meglio chiarificatrice. Si può intanto dire che, nella doppia faccia di slancio e di ricaduta, essa va sotto un certo punto di vista a iscriversi nel campo di significato cui allude una frase di Nietzsche: «Che cosa mai ha da mostrare di grande, se da tanto tempo pratica la filosofia e non ha ancora turbato nessuno?»9 • Se si voglia ricollegare la ferveur al passaggio di Si le grain ne meurt sopra citato (come sembra lecito), lo si dovrà fare piuttosto attraverso il termine di desiderio, anziché quello di piacere. Le indicazioni delle Nourritures diventaranno più convincenti quando si chiami un altro testo, il Philoctè85

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==