sentazione del mondo. Se la letteratura tentennò, e cercò altri nomi, come per l'appunto postmodern fiction, fu perché un certo giorno ci si accorse che né l'uomo, né il mondo, erano più là dove eravamo abituati a cercarli. Che tutto accadeva come post mortem: le cose continuavano a esserci tuttavia, dopo la morte. C.ontinuava ad esempio, ad esserci un uomo - postumo. Era l'uomo massa della povertà del benessere: non coscienza infelice, ma soggetto dissolto nell'apatia, nella passività. Questo era il nostro contemporaneo: un uomo post mortem. Il quale apparve sulle coste americane prima che altrove; e lì prima che altrove manifestò il carattere della nostra epoca. La quale ebbe questo di particolare, fin dall'inizio: che in essa la fine stessa si consumava: veniva ad esaurimento la morte. Tutto accadeva ormai the day after. Non si trattava di un semphce mutamento: fu piuttosto uno sprofondare dell'idea che aveva pensato il Mondo come immagine, e l'uomo come il centro di riferimento del Mondo stesso. Prima di altri, che un nuovo vivente fosse comparso sulle spiagge americane se ne accorse Fiedler, negli anni sessanta. Si accorse che una mutazione antropologica era avvenuta; tale che si consumò in essa ogni possibilità umanistica di dare fondamento al Mondo come quel qualcosa che c'è a partire dal soggetto che lo pone. Ci si accorse allora che in questa fine finiva ogni umanismo: perché i nuovi mutanti non erano nuovi soggetti. Erano piuttosto nuovi oggetti, che il cinema più che il romanzo pareva in grado di presentare, nel senso proprio di darli a vedere nella loro pura esteriorità. Nel libro essi abitavano ormai con più disagio, essendo il libro in effetti profondamente legato come modalità espressiva all'epoca moderna, e dunque a quella sua idea costitutiva che l'uomo è signore del mondo, e lo rappresenta parlando. Ma com'era, e com'è quest'uomo postmoderno? Intanto, afasico. È un uomo, come molti film americani postmoderni per l'appunto ci presentano, che non riesce più a 77
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