Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

sua» quando «faceva le Constitutioni», e specialmente nei «40 di» (<lai 2 febbraio al 13 marzo 1544) in cui dovette deliberare sulla povertà delle chiese della Compagnia. Gonçalves da Camara dettò il racconto di Ignazio a scrivani spagnoli secondo la memoria e gli appunti diligenti che ne teneva; lasciata Roma per il Portogallo nell'ottobre del 1555, a Genova dettò le ultime cose del Racconto in lingua italiana: «Poiché non disponevo di uno scrivano spagnolo a Genova, dettai in italiano quelle note sommarie che avevo preso con me da Roma e ultimai questa redazione nel mese di dicembre del 1555, a Genova» (Prologo del padre Luis Gonçalves da Camara, p. 15). Il racconto di Ignazio fu tradotto in latino nel 1561, ma il suo testo originale non arrivò alle stampe prima del 1904. Fu una fonte impor· tante e «ampiamente sfruttata» per la biografia ufficiale di Ignazio; ma questa, subito istituita nella Vita lgnatii Loiolae di Pedro de Ribadeneira (1572), voluta da Francesco Borgia, impedì che il testo del pellegrino - «non adattabile in alcun modo ai canoni dell'agiografia» (Avvertenza di R. Calasso, p. XII) - si diffondesse e si conoscesse fuori della Compagnia di Gesù. Nel 1904 il testo fu pubblicato nei «Monumenta Historica Societatis Iesu»; a questa edizione critica ne seguirono altre, e numerose traduzioni, tra le quali ebbe fortuna il titolo non «originale» ma «appropriato» di Racconto del pellegrino. La traduzione a cura di R. Calasso (ed. Adelphi, cit.) che io seguo (e alla quale rimanderò anche con la semplice indicazione della pagina) è stata eseguita sul testo critico pubblicato nel 1943 in «Fontes Narrativi de S. Ignatio de Loyola et de Societatis Iesu initiis» (voi. I, Roma). " Giuseppe De Gennaro ha rilevato, nell'attività che gli Esercizi asseriscono e generano ad un tempo, un sistema dialettico di tre «strutture costitutive» -di articolazione, di disarticolazione e di scelta -, e ritiene giustamente che alle prime due - attinenti rispettivamente alla «sfera critico-intellettuale» e alla «sfera pratico-volitiva» - si pos· sa applicare «un metodo di analisi strutturale»; mentre la terza, di sintesi, attinente alle precedenti «in quanto coinvolte, pienamente e dialetticamente, a originare, fondare ed esprimere la scelta», e tesa a evitare che il linguaggio prodotto da quelle «giri su se stesso in perfet- -ta, quanto inutile, circolarità», e a far sì che invece questo linguaggio «continui a porsi come esistenzialmente vivo in base all'apporto di elementi oggettivi sempre nuovi» e che «la stessa oggettività dal linguaggio sia stimolata a trasformarsi», tesa in questo modo all'oggetto e al fine degli Esercizi, porta di fatto il giudizio e la ricerca del De Gennaro au delà du structuralisme, dove l'opera di Ignazio si identifica come opera che «promuove il processo storico nella sua globalità», come opera di «un vero scrittore» e, nell'accezione stabilita da Henri Lefebvre, della letteratura del divenire storico. Secondo il De Gennaro le tre strutture costitutive degli Esercizi «lo sono pure di tutto il sistema spirituale ignaziano», per esse dunque si distingue in scrittura quella spiritualità: egli, per rilievi e indicazioni essenziali, dimostra che si ritrovano in «tutti gli altri libri del Loyola», 67

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