Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

· Della coscienza di una vocazione l'attitudine del soggetto a immedesimarsi nei suoi fantasmi è insieme una manifestazione aneddotica e uno stimolo. Negli Esercizi questa attitudine è coltivata e disciplinata con metodica insistenza; nel Racconto non solo si esprime in numerosi episodi, che, come tutti gli altri, si annettono all'elemento strutturale della scelta e, qualora non ne siano direttamente segnati, scandiscono il tempo della sua preparazione o quello dei suoi frutti, ne significano lo spirito e le qualità; ma costituisce, questa attitudine, una ragione tematica ed è come il registro dello svolgimento. Certi episodi ne propagano la suggestione su larghe zone del racconto. Ignazio in cammino verso Genova, lo ricordo ancora: era catturato da alcuni soldati, frugato in tutto il corpo, spogliato del mantello, legato e trascinato all'interrogatorio, e lui imitava umilmente un mistero evangelico e, ripeto, «ebbe come una rappresentazione di quando Cristo fu trascinato». A Parigi cerca un maestro - anche Barthes ha riferito questo bel passo del Racconto: immaginava che il maestro fosse Cristo; e avrebbe chiamato uno degli scolari san Pietro, e un altro san Giovanni, e così per ciascuno degli apostoli; e quando io avessi degli ordini dal maestro, penserei che siano ordini di Cristo; e quando un altro mi desse degli ordini, penserei di avere ordini da san Pietro. (p. 82). Il registro dell'immedesimazione è talmente mosso e versatile che pare di avvertirlo, nella forma di un'intimità, di uno stato, nell'impressione che possa subito affiorare, anche là dove la lettera non lo dichiara, nei particolari più eterogenei. Barthes parla di «fluttuante presenza del soggetto» nell'immagine ignaziana che coniuga sia il fantasma sia la contemplazione•5 ; nel racconto del pellegrino la cosa risalta con naturalezza, è intensità, frequenza, ritmo; ne significo il carattere e l'energia con l'esempio di Ignazio 63

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