Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

stasse poco più di trenta o quaranta passi e la strada che vi menava fosse più larga e migliore, la mula prese la strada maestra e lasciò la strada del villaggio. (pp. 29-30) La semplicità del gesto gioca la figura della sorte, che però assume valori e sensi di devozione, suggella e adempie la fiducia con cui il pellegrino si consegna alla volontà divina. Alla creatura accade di «inmediate obrar con su Criador y Senor» anche in modi come questi, così semplici e nudi. Poi, in tempo di propositi più precisi e più fermi, la fiducia si fa definitiva ed è un segno ambivalente: nella sua prova strenua, irreparabile Ignazio si mostra assolutamente convinto della propria «buona scelta» e insieme attende «confirmatione» dalla divinità, cui si consegna anima e corpo. Così fa, alla lettera, quando parte da Barcellona «alla volta di Gerusalemme»: si imbarcò [per l'Italia]; ma trovandosi sulla riva con cinque o sei monete, che gli restavano del denaro elemosinato di porta in porta (perché soleva vivere in quel modo), le lasciò su una panca che era lì presso la riva. (p. 45) E sulla strada per Venezia, con lo stesso proposito e la stessa persuasione: 60 Aveva ancora con sé sei o sette ducati che gli avevano dato per il passaggio da Venezia a Gerusalemme[...] Ma due giorni dopo essere uscito da Roma, già riconosceva di aver agito così perché gli era venuta meno la fiducia, e gli dispiacque assai di aver accettato i ducati, e si chiedeva se sarebbe stato bene sbarazzarsene. Ma alla fine si deliberò di spenderli con larghezza dandoli a coloro che incontrava, che generalmente erano poveri. E così fece, sì che quando poi arrivò a Venezia non gli rimanevano più che pochi quattrini, che gli furono necessari per quella notte. (p. 49)

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