Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

de chiaramente una immagine di Nostra Signora con il Santo Bambino Gesù, alla cui vista egli provò grande eccesso di consolazione per un certo tempo, e ne restò con tanto disgusto di tutta la vita passata e specialmente delle cose della carne, che gli sembrava avessero abbandonato l'anima tutte le specie che prima vi erano rappresentate. (p. 24) Nel vuoto, al cessare del rumore, delle specie, delle rappresentazioni, la visione, quell'immagine, per il fatto di formarsi, per la sua insistenza, è una cifra della nuova lingua che deve nascere. La segregazione in cui questa si forma si può, dunque, discernere in fatti e luoghi precisi; ma è come se questi fatti e luoghi fossero stazioni della nostra considerazim1e, dove si rappresenta più concretamente, per episodi ed esempi della vita di Ignazio, come qui è narrata, un suo stato irreparabile, onnipresente. E com'è per l'ideazione - lo stato in cui si istituiscono gli Esercizi - così è per l'elaborazione di questa lingua - lo stato dell'esercitante che cerca con essa la parola divina -. Da allora - vale a dire dal principio, com'è stabilito dal Racconto - la vita di Ignazio è continuamente, ovunque in questa elaborazione, nel suo speciale «ritiro», che si manifesta (può essere considerato) nei luoghi più diversi: una prigione ad Alcala o a Salamanca, angoli a Parigi in cui trovava riparo dalle ostilità, dalle voci contro di lui, dalle inquisizioni, solitudini del suo pellegrinare, posti innumerevoli di preghiera, meditazione, contemplazione, penitenza, posti dell'elemosinare, in molte città. L'articolazione di questa lingua nella forma del Racconto, come figura variamente e suddivide il corpo, e ne ricombina attitudini e dettagli, così opera nella materia dei fatti, che distribuisce in nitidi particolari, e ricompone in precise misure, spesso in unità, di tempo e di luogo: e pare non abbia altri elementi da assorbire, allestire, riprodurre nel 55

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