Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

rappresentazione di quando Cristo fu trascinato... (pp. 59-60) Una mattina di settembre del 1555, alla Torre Rossa, Gonçalves da Camara sta ascoltando e trascrivendo il racconto di Ignazio: dettava passeggiando, come sempre faceva. Io mi avvicinavo sempre un poco a lui per contemplare il suo viso, ma il Padre mi avvertiva: «Osservate la Regola». E siccome una volta, non curando il suo avvertimento, ·mi ero avvicinato, e tornavo a farlo per due o tre volte, mi ripeté l'avvertimento e se ne andò. (pp. 14-15) Dopo la ferita - vale a dire dal principio del Racconto -, nella vita di Ignazio, quello speciale isolamento o moto repulsivo, dal quale esce la lingua che la informa per immagini di stati ed atti concreti, è dappertutto; a volte gli uomini lo marcano, lo rincalzano: fuggendo dal lume non riconosciuto, mentito del suo volto livido come da un indizio di peste; trattandolo come una spia, una persona sospetta; o avvicinandosi troppo a lui, importuni e devoti per quel lume, per gli occhi umidi («et ogni dì con molte lagrime...»), e costringendolo a ritrarsi. La cameretta a Manresa, in cui arrivò � immaginare di poter anche «seguir le tracce di un cagnolino», rappresenta, nel localizzarla, l'ideazione. Ma anche questa si compie in un «vuoto materiale», una separatezza, riconoscibile indifferentemente in più luoghi. Già s'era formato questo vuoto nella casa di Loyola, nel tempo della convalescenza, e separava Ignazio proprio dal rumore del mondo, da tutte le «specie» di comunicazione: 54 E già gli svanivano dalla memoria i pensieri passati per questi santi desideri che aveva, i quali gli furono confermati da una visione, in questo modo. Trovandosi sveglio una notte, vi-

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