Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

come appartiene «all'ordine della grammatica che la governa»30 quella stretta del godimento. Ora si può rappresentare in modo più realistico, più ignaziano, la ragione per cui negli Esercizi, nella loro scrittura, non vi è traccia dell'esistenza e del corpo dell'autore: anche un solo frammento - potrebbe essere la luce che cambia in quegli occhi - significherebbe negare il loro principio, escludere la collettivq indifferente materia del sentire, in cui formano la loro lingua; ma la stessa materia, il suo dispiegamento esclusivo, l'assillo sistematico che l'ha riplasmata in segni e grammatica e ritmo, portano a capire come Ignazio, le volte che ripensò la sua vita, non potesse vederla che in una forma espressa, in tutta la sua singolarità, da quella lingua: Il racconto del pellegrino è la riproduzione - in spogli tratti narrativi e memoriali - di questa forma. Addizioni 1. Non si può cavare molto dalla certezza che nell'ideazione e nel libro degli Esercizi Ignazio investì, col suo pensiero, la sua ideologia, la sua sensibilità, eccetera, dati, episodi e frutti ben precisi della sua esperienza. Una certezza come questa applicata alla letteratura, o un'idea affine e ugualmente pacifica della comunicazione e dei testi, ha prodotto l'argomento di molta ermeneutica e storia letteraria; e, se nei suoi termini più generici (indubitabili, appunto) non può mancare tra i presupposti di qualunque lettura, bisogna dire che qui serve come la spoglia vuota di un'ovvietà - come dire che c'è un libro e qualcuno lo legge -, e che non toglie né aggiunge nulla all'analisi e certo non se ne desume motivo o cifra che possa condurre per la via della lettera dagli Esercizi al Racconto del pellegrino. Ragioni come queste occupano una via diretta e fattuale, che abitualmente si percorre - scrivendo o leggendo - nell'an46

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