Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

«tardiva simpatia per le lesbiche», quella «morte fra i vasi di fiori». Ma per la biografia d'Ignazio resta solo un dettaglio, dall'incanto immutabile: «i suoi begli occhi, sempre un po' intrisi di lacrime»11 • Solo quel dettaglio si rammenta nel piacere del testo e ne proviene, quegli occhi «spagnoli», «umidi», e forse «la claudicazione». Manca il «materiale significante» per scrivere la vita di Ignazio18 • È vero, e può essere per quel «taglio dell'economia e del segno» che alle soglie dell'età moderna passa anche per la «scrittura della santità»19 • Eppure parla il corpo paralizzato o estatico di Teresa d'Avila, non solo da El libro de su vida, ma dalle Lettere e da Las moradas, parla il corpo martoriato e gracile di Giovanni della Croce, nelle Obras espirituales, dal Cantico, da Noche obscura del alma, in versi come questi dell'anima sposa (e in relative dichiarazioni): L'amato è come i monti Per me, come le ombrose erme vallette, Le strane isole, e i fonti Di schiette acque sonore, E l'amoroso sibilar dell'òre. La riposata e queta Notte sul primo biancheggiar dell'alba, La melodia segreta, Solitudin sonora, La cena che conforta ed innamora. Prendiam le volpicelle, Poiché la nostra vigna ornai fiorio'0 • Comunque sia, la reale carenza di significante per la biografia d'Ignazio, il fatto che non si trovi negli Esercizi, «disperso come le ceneri che si buttano al vento dopo la morte», un «soggetto da amare», equivale alla ragione formale - la costituzione di una lingua - e alla natura del testo, che è totale spersonalizzazione, investe continuamente un corpo impersonale e - nel principio e fondamento di «lodare, adorare e servire Dio» - attinge alla pura, indiffe41

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