Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

cambiando la casa dove stava· e prendendo un'altra casa o camera per abitarvi quanto più appartato gli sia possibile; così da esser libero di andare ogni giorno a messa o a vespro senza timore che i conoscenti abbiano a disturbarlo» (p. 31). «Allo stesso scopo, privarmi di qualsiasi luce chiudendo finestre e porte, ogniqualvolta io resti nella stanza, salvo che sia per pregare, leggere e mangiare» (addizione per la prima settimana, p. 50). «In tanto si deve far caso all'avere il buio e la luce e all'usare del buono o cattivo tempo, in quanto si avverta che ciò possa essere vantaggioso o di aiuto nel trovare ciò che la persona che si esercita desidera» (addizione per le settimane successive, p. 62). E nell'elenco dei principali vantaggi che si ottengono «en apartarse de muchos amigos y conoscidos, y asimismo de muchos negocios no bien ordenados», mette anche questo: che «stando così isolati senza aver l'intelletto diviso fra molte cose, ma concentrando ogni cura in una sola, cioè nel servire il proprio Creatore e nel giovare alla propria anima, si usa con maggior libertà delle proprie capacità naturali per cercare con diligenza quel che tanto si brama» (p. 31). L'isolamento di Ignazio, concepito e formato in modo strenuo («al que rescibe los exercicios, mucho aprovecha entrar en ellos con grande animo y liberalidad con su Criador y Seiior»), è il «vuoto materiale», lo «spazio anteriore», che separa la lingua che ne deve scaturire dalle «altre lingue comuni»'': la lingua di Ignazio si dispiegherà in questo vuoto, che potrà colmare solo volgendo in un suo segno il silenzio incombente di Dio. Così questa lingua artificiale provvederà alla propria pienezza, e si chiuderà in sé, nel suo proprio spazio. È una lingua dell'interrogazione"; è 37

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