Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

infine è un depositario di verità. La figura del maestro così definita finisce per somigliare ad un sovrano, ad un monarca, e vi sono in effetti paesi che non disponendo più dell'istituto della monarchia l'hanno rimpiazzato con l'istituto borghese del maestro di pensiero o maestro per pensare. E spesso, talvolta indipendentemente dalle loro intenzioni, i maestri hanno generato la setta, cioè il gruppo di individui che, facendo per esempio filosofia, incalza a mezzo di argomenti gli altri uomini così come il ricattatore incalza la sua vittima. Per definzione è il ricattatore che dispone di argomenti, ed è ancora per definizione che la vittima ne è sprovvista. La «verità», che è comunicata da questo tipo di maestri, non apre nessuno spazio di ricerca, di interrogazione e di piacere della verità; condanna piuttosto al terribile potere della ripetizione. L'alchimia didattica del maestro, se passiamo dalla filosofia alla politica, è quella di trasformare la «verità» che trasmette in uno strumento di violenza; un vero e proprio dispositivo didattico che mentre trasmette «verità», in realtà fornisce istruzioni per la violenza, l'eccidio e l'assassinio. La didattica politica di Pol Pot ha impartito ai bambini le più sottili e le più sadiche tecniche per individuare i «nemici» e una volta «smascherati» per torturarli e ucciderli. Questi, e molti altri ancora naturalmente, sono i differenti livelli ai quali i maestri, in quanto depositari di verità, sono maestri di violenza che diventano esercitatori di violenza. Un maestro inteso come depositario di verità ha un eccidio dentro di sé ed è al tempo stesso il culto di questo eccidio. Certo, non è facile riconoscerlo e scoprirlo questo eccidio predisposto e centrato nel maestro. Molti dei suoi discepoli o seguaci possono stentare a scoprire questo spettro nascosto nel maestro. Ma si sa che lo spettro non è visibile a tutti, ma solo a coloro che sono passati per esperienze dolorose. Guardano tutti nella medesima direzione ma alcuni non vedono nulla, mentre altri lo scopro.no perché la sofferenza a lungo inespressa e covata glielo fa vedere. 23

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