Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

ne· seducente ha generato un insopprimibile bisogno di ricerca. La verità è questo trascorrere della ricerca sotto l'ingiunzione di un'immagine influente. Nel frattempo i «fatti» saranno diventati fatti diversi nella nuova luce dell'immagine che costituisce la loro trasfigurazione. Questa condizione rende ragione del fatto che i pensieri prima o dopo diventano falsi; non già perché essi siano stati confutati, perché se è per questo non erano stati nemmeno dimostrati. No, i pensieri diventano falsi per il sopraggiungere di un'istanza di una nuova verità, di un'immagine che scopre una postazione nella quale la persona, la soggettività vengono a trovarsi inaspettatamente. Eppure, è proprio in questa traslocazione, in questo spostamento nel corso del quale tutte le cose si rimettono in movimento che si verifica il bisogno, l'istanza, lo stato della verità. E naturalmente si era parlato, anche prima che tale evento si compisse, di «vero» e di «falso», di «senso» e di «nonsenso»; e ogni giorno se ne parla, al di fuori di quello spalancarsi di una dimensione in verticale da parte di un'immagine influente che genera il bisogno di verità. Anche al di fuori di tutto questo se ne parla ogni giorno di «vero» e di «falso», di «senso» e di «nonsenso»; e la differenza decisiva tra queste due situazioni è che nella seconda «vero» e «falso», «senso» e «nonsenso» sono termini impiegati in maniera sintattica, e non semantica. Cioè, sono praticati senza immergerli nel contesto di una situazione complessiva di vita e di decisione indotta da un'immagine influente e imponente che genera il bisogno dell'interrogazione. È questo l'uso di «vero» e di «falso», di «senso» e di «nonsenso» che è praticato da quella che si potrebbe definire la comunità sintattica degli uomini. Essi proferiscono i termini «vero» e «falso», «senso» e «nonsenso» secondo le connessioni formali che, sotto determinate regole prefissate, si possono stabilire tra le componenti del vocabolario ordinario. Ma è questo l'uso di quei termini che non è accompagnato dalla generazione di uno spazio 20

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