Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

gno di sentirsi rassicurati nella partecipazione all'avvenimento tecnologico. Questo bisogno è compenetrato di valenze emotive che solo alla lunga poi partecipano di una formazione del sapere. Questo sapere costruito formalmente ha perciò talvolta l'aspetto di un repertorio tecnologico connotato nella magia, in cui il potere rende subordinato un sapere teorico a quello pratico, senza che peraltro compaia �na reale autonomia del _sapere pratico. Si ha il sospetto che il sapere così acquisito rimanga incongruo, sulla falsariga di un sapere umano già da tempo più esteriorizzato che utilizzato nei suoi potenziali requisiti. Ma il fatto che la potenzialità d'uso del sapere sia sempre storicamente connotata nell'ambiguità, dovrebbe moderare, in senso antimoralistico, il giudizio di una palese discontinuità tra capacità tecnologica e capacità etica. 5.2. L'etica di cui parliamo proietta, se riesplorata nelle sue manifestazioni storiche conosciute, un'ombra di sfiducia sulla·capacità dell'uomo di volgere ad un buon uso del sapere le sue forze conoscitive. Proietta, contemporaneamente, una sorta di disillusione su quanto effettivamente, del sapere, venga trasmesso da una mente all'altra, o da un gruppo di menti ad una mente singola. Il sapere appare contraddittorio per la sua stessa origine, che è motivazionale, non solo conoscitiva. La struttura motivazionale si adegua continuamente ad un difficile rapporto tra stabilità e instabilità interna nell'uso del proprio potenziale informativo, e una parte preponderante di questa instabilità permane nel valore instabile che viene assegnato all'esperienza del sapere. Ciò fa sì che il valore vissuto introspettivamente a contatto dell'esperienza dell'apprendere sia sempre disgiunto dal valore immaginato: e quello elaborato nel pensiero più formale permei solo parzialmente la ragione e il sapere, 196

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