Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

di qualche mese precedente, ancora da Richmond, era l'annuncio: «Avrei molto da dire su Le ore» - così si doveva chiamare Mrs. Dalloway - «e sulla mia scoperta: come io scavi meravigliose caverne dietro i miei personaggi; mi sembra che questo metodo mi dia esattamente ciò che mi serve: umanità, humor, profondità. L'idea è che le caverne facciano da connettivo (...)», e: «Oggi sono arrivata a pagina 100. Naturalmente, ho solo tastato il terreno, per lo meno fino ad agosto. Sono andata avanti a tentoni per un anno, finché ho scoperto quello che chiamo il mio procedimento a tunnel (my tunnelling process), col quale racconto il passato a spezzoni, a seconda di come ne ho bisogno. Finora, questa è la mia scoperta principale, e il fatto che mi ci sia voluto tanto per arrivarci prova, secondo me, quanto sia sbagliata la teoria di Percy Lubbock, per la quale una cosa di questo genere si fa in piena consapevolezza. Ci si sente pressoché in stato di disperazione - una. sera avevo addirittura deciso di abbandonare il libro - e poi si tocca la molla segreta»6 • Nella scrittura del romanzo, come in quella del saggio, la difficoltà sembra essere la stessa, e la stessa la strada per superarla: scoprire il punto di giuntura nel quale il linguaggio si innesta sulla vita, riuscire a sfiorare la molla segreta che ne fa un prolungamento del sistema nervoso, una nervatura della sensibilità. Il lavoro della scrittura è perciò indicato in termini fisici, quasi neurologici: perciò le metafore dell'«andare a tentoni», del «seguire il cervello». Più a fondo di così non si può spiegare ciò che della vita è in gioco, nello scrivere: al di sotto e al di sopra della traccia diaristica, si può semplicemente vivere, e scrivere. L'esperienza vissuta, l'opera: due «dath, che il diario - «àncora che raspa contro il fondo del quotidiano e si aggancia alla asperità della vanità»7 -non può riprendere in maniera trasparente, neutrale. Per questo la sua parola registra sempre una impasse, sia che constati l'impossibilità della descrizione in presa diretta sull'esperienza, sulla «vita» - 175

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