Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

secolari. Noto le cose molto meno di dieci giorni fa. Presto di questa stanza farò un'abitudine di vita» (p. 299). Ci sono perciò stati dei giorni durante i quali la scrittura è rimasta impedita dal trambusto della casa nuova, sospesa dal lavorio interiore necessario al formarsi di un'abitudine di vita: anche Leonard, del resto, si è lamentato che, da quando ha cambiato casa, «non ha scritto una riga» (p. 298), ma per Virginia la cosa è più difficile; infatti, continua, «quanto al lavoro, ho finito il capitolo del dottore nel mio romanzo; e sto dando gli ultimi ritocchi ai 'Greci'» (p. 299): il romanzo è Mrs. Dalloway, i «Greci» sono il saggio che verrà intitolato «On not Knowing Greek». Intorno a quel romanzo e a questo saggio, e all'annotazione diaristica che casualmente sembra legarli assieme, vorrei intessere le mie riflessioni. La domanda che subito mi si pone, alla quale nessuno, credo, darà risposta è: quali sono esattamente le pagine, le righe, che vengono scritte mentre il diario tace? quali sono le parole che trovano la loro strada sulla carta mentre l'abitudine di vita si va formulando? Parole diverse, evidentemente, da quelle che il cambiamento di contesto - colori, suoni, odori - impediva. Ma diverse in che? e perché? Diverse forse perché meno sensibili al «rumore» dell'esterno, sul quale tanto spesso chi scrive ritorna, parole dunque più intime e più silenziose? o più intime o più assordanti, coadiuvanti a quella progressiva attenuazione del sentire e del vedere che viene registrata come una benedizione, un passo avanti nel formarsi della desiderata abitudine di vita? Ma è un riscontro filologico che non si potrà mai fare. Limitiamoci perciò all'ovvia constatazione: esistono per Virginia Woolf, il 15 aprile del 1924, età 42 anni, indirizzo 52 Tavistock Sqre, Bloomsbury, Londra, due varietà di parola scritta: quella del diario, che, sovrastata dal rumore della casa nuova, tace; e quella che, quasi protetta da quello stesso rumore, continua a risuonare come per forza propria, e arriva a coprirlo, il rumore della 166

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