Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

la piena accettazione del condizionamento morale e politico. La prosperità, l'influenza della famiglia di notabili-proprietari erano un fattore importante, non l'unico, certo un fattore meno decisivo della trasmissione diretta di cultura, valori, inserimento, che poteva garantire la discendenza diretta da un burocrate. Ma il potere economico era comunque una seconda via di rilievo nell'accesso al potere. Il problema rilevante a questo proposito sta tuttavia in una certa mutevolezza di questo potere economico. Infatti la legislazione ereditaria cinese (mai fondata sul maggiorascato) e l'incidenza fiscale, anche taluni legami con il commercio davano una certa mobilità alla proprietà fondiaria: in poche parole l'accesso di una famiglia alla proprietà fondiaria non era irreversibile, a differenza del suo accesso al potere intellettuale-burocratico dello stato. Una famiglia di proprietari in due generazioni poteva essere riprecipitata tra i contadini coltivatori e i coltivatori diretti prosperi frequentemente accedevano alla condizione di proprietari, con tutte le conseguenze di percezione di status che questa comportava. Il coltivatore in proprio (in termini moderni il «contadino ricco» o il «contadino medio») era nella società cinese tradizionale un grande accumulatore· impiegando per l'accumulazione di ricchezza ogni possibile sforzo dell'intera famiglia: sforzo di lavoro manuale in primo luogo, sforzo di iniziativa in secondo luogo. Era questa spinta ad assicurare la mobilità degli individui entro la società cinese. C'era cioè un passaggio continuo tra contadini benestanti e notabili-proprietari e viceversa. Acquisizione del sapere e disinvestimento di capitale Parallelamente c'era un'aspirazione di questi coltivatori diretti ad adire alla cultura, ad entrare nel novero di coloro che potevano aspirare ad addestrare i loro figli più capaci per entrare nella classe dirigente attraverso il sue161

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