possedevano ingenti patrimoni consolidati nel tempo (in alcuni periodi questo fenomeno quasi di «latifondismo» fu diffuso, in altri marginale) e quindi detenevano importanti strumenti di potere, facendosene una tradizione di famiglia: molti burocrati dello stato centralizzato venivano da queste «grandi famiglie» che si tramandavano anche esperienza amministrativa, qualificazione professionale e - non meno rilevanti - legami personali, clientelari, propriamente «mafiosi». D'altro lato esisteva anche, tra i burocrati dello stato centralizzato e notabili-proprietari di villaggio, una certa contrapposizione di interessi: i notabili, soprattutto i piccoli notabili che controllavano e gestivano le proprie fortune direttamente, erano in genere legati ad interessi grettamente localistici, particolaristici. La classe dirigente burocratica invece aveva - o comunque avrebbe dovuto avere per rispondere al proprio modello di cultura e di comportamento - una visione complessiva degli interessi dell'impero, un ideale globale. Tanto è vero che nessun burocrate poteva mai servire nella propria provincia. L'elaborazione del mod�llo di comportamento. del burocrate dello stato centralizzato accentuava l'ideale del distacco dagli interessi localistici e la ricerca del bene dello stato, dell'equilibrato sviluppo della società volto ad assicurare la stabilità del potere politico: in sostanza il burocrate dello stato centralizzato tendeva a· guardare con sospetto la concentrazione eccessiva della terra nelle mani dei proprietari terrieri e lo spossessamento del coltivatore diretto autosufficiente, considerato il suddito ideale per il mantenimento dell'ordine e del consenso. Del pari il burocrate dello stato centralizzato - che in gepere possedeva una cultura politica ed ideologica assai superiore a quella del notabile locale e aveva anche occasione di migliorare le sue conoscenze dopo l'ingresso nella burocrazia - tendeva ad idealizzare la funzione «morale» dello stato anche contro le iniziative e gli intere$si dei singo156
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