Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

ad una serie di pratiche agricole ed artigianali estremamente specifiche e mantenuti entro un contesto organizzato dall'opera di mediazione degli intellettuali costituivano la sede della coscienza unitaria e dell'identità comune degli Han a livello esistenziale. Le grandi rivolte agrarie con le quali i contadini rovesciarono le dinastie sotto la guida di intellettuali emarginati contribuirono sempre a ricostruire e non a rompere l'unità della Cina, quasi che il bisogno della funzione dello stato sia stato percepito in modo opposto dai contadini cinesi organizzati e dalle masse rurali dell'Occidente. È molto difficile definire che cosa faccia (ed abbia fatto nella storia) di un Han un Han, in altre parole che cosa significhi essere cinese: lo studio della preistoria cinese ha proprio in questa definizione il suo obiettivo principale e scatena rilevanti discussioni. È indubbio tuttavia che questa identità era comune agli intellettuali e ai contadini, gli uni e gli altri in ugual modo Han, in ugual modo contraddistinti da caratteristiche inconfondibili. Questa identità era oggetto di una «trasmissione di sapere»? E da chi a chi? Dai contadini agli intellettuali, o da questi a quelli? È un interrogativo estremamente rilevante a proposito dell'intera storia della Cina, ivi compresa la storia della rivoluzione cinese. Tempo libero e accesso alla cultura scritta Comunque erano gli intellettuali a possedere la parola scritta e i contadini no: solo gli intellettuali potevano assicurare il governo dell'impero nel tempo. Ma qui si impone un'altra considerazione: la parola scritta e se si vuole il corredo culturale complessivo ad essa legato non era affatto riservata ad un gruppo esclusivo per ragioni di principio. La Cina non era l'antico Egitto e il sapere non fu mai sacrale o misterioso: era un ideale apertamente proposto a 153

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