Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

ficazione dell'ordine stava proprio nella sua indispensabilità nello sforzo di assicurare la produzione agricola, cioè la copertura dei bisogni di tutti. La gerarchizzazione era infatti dominata da una visione paternalistica, fondata sullo scambio di reciprocità precostituite: il rapporto di soggezione non permetteva la rivendicazione di diritti da parte del subordinato, ma comportava l'assunzione di obblighi da parte del superiore, il suo impegno a garantire un certo tipo di condizioni (soprattutto di condizioni materiali e di sicurezza) al subordinato. Tipica in queste senso è la ben nota teoria del «mandato del Cielo», cioè della connessione della legittimazione del potere alla sua efficienza cosicché un sovrano che non sappia mettere in pratica misure che impediscano inondazioni, catastrofi e invasioni è un usurpatore che può legittimamente essere abbattuto: resta naturalmente da vedere chi sia abilitato a giudicare il grado di efficienza e inefficienza del potere e quindi la legittimità sia del potere costituito sia di quello che ad esso si vuole sostituire. È naturalmente una questione di giudizio, quindi una questione di «sapere». Né arbitrio, né diritto, ma «rito» e tradizione Benché non fondato sul diritto, sulle prerogative proprie del suddito, e tanto meno su un qualsiasi tipo di contratto, benché negasse il concetto della «responsabilità» dei governanti (base sostanziale di ogni regime di democrazia sia pure imperfetta come quella greco-romana), ed ancor più quello di partecipazione dei cittadini al potere, il sistema confuciano era fondato su una rete di obbligazioni morali che condizionavano l'intero corpo sociale, ma anche la stessa classe dirigente, che - certo - si serviva dei condizionamenti del moralismo paternalistico per ribadire il proprio potere, ma al tempo stesso doveva confermarsi a regole e ideali. Il principio fondamentale era quello di «go146

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