Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

. sce la«barriera senza cancello»9 attraverso la quale soltanto si raggiunge l'illuminazione. Questo tipo di letteratura ha legato per sempre lo zen a una immagine di non-sense e di irrazionalismo non solo ai nostri occhi, ma a quelli stessi dei giapponesi contemporanei, che tendono a definire ironicamente «zen» quanto appaia assurdo o incomprensibile. Ma non si deve dimenticare che esiste un legame organico tra questa fioritura (che è centrale sì, ma anche relativamente tardiva) e una speculazione di impianto robustamente razionale svolta attorno ad alcuni nodi centrali del pensiero buddhista, soprattutto quello della nolontà della nolontà. Ma l'aspetto più singolare dell'esperienza zen, storicamente, sta forse in un ulteriore, duplice ordine di paradossi. Il primo di questi ordini. riguarda la singolarità del fatto che una dottrina la quale pure si pone come la«religione» della pace, della libertà e della liberazione si trova poi ad offrire supporto culturale e pedagogia pratica ai più repressi e violenti tra gli uomini di guerra: i samurai del medioevo giapponese. Lo zen, che tanti seduce (soprattutto oggi) per i suoi aspetti di spontaneità e di spontaneismo, diviene in questo caso giustificazione e matrice della più esasperata disciplina. Dell'autodisciplina, vorrà precisare qualcuno; ma la precisazione è debole. Tutta la aneddotica dello zen parte d'altronde dalla esaltazione della volontà o, se vogliamo, di una buona volontà esercitata spesso in grado eroico. Il«leggendario dei santi» della tradizione zen vede quasi tutti i suoi capitoli aprirsi sulla scena di un maestro che rifiuta di essere tale e di un aspirante discepolo che si sottopone a indicibili prove, punizioni e mutilazioni per testimoniare il carattere incrollabile della propria sete di verità. Il pennello di Sesshu coglie l'occhio di Bodhidharma mentre osserva il braccio che Hui-k'o (futuro secondo patriarca) si è appena tagliato per provare la sua assoluta volontà di apprendere: harakiri simbolico (ma non troppo) 137

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