Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

soglia del luogo della fobia, dove la presenza dell'animale dissolve con. modalità di cui abbiamo già parlato ma che non abbiamo finito di scoprire, la minaccia di esserne divorati. Il nostro analista sguscia dalla figura del Maestro, e la ricerca della verità in analisi si radica rrella scoperta del luogo della fobia: ed è grazie a quanto vi abbiamo là trovato della funzione di un linguaggio appena appreso, che possiamo sostenere che una cosa è vera perché l'analista la dice, non perché l'analista profetizzi, ma proprio perché non si è mosso, di là non è uscito, e nel disegno fondamentale del discorso in cui nasce il soggetto, egli è ancora lì, ed è talmente così che per lo psicotico per il quale l'analisi sostituisce il luogo della fobia ed è dunque essa, l'analisi, la prima rappresentazione esterna dell'apparato psichico, è grande il pericolo che la corrispondenza dei disegni superi nella coincidenza la strutturale eterogeneità, che cioè paradossalmente avvenga ciò che per la rotazione dei discorsi avviene in sogno, che il soggetto si trovi faccia a faccia con il fantasma. È dunque lo psicotico che ci costringe a riscoprire la tecnica che usammo per uscire da quell'altra psicosi, quella che ho individuato come antecedente e fondamento della nevrosi, un registro sottile, un registro raffinato, un registro astuto, ricordiamo le sottigliezze di Hans di fronte alla differenza tra animato e inanimato, tra morto e vivente, ma tutta la costruzione in analisi si illumina dalla regolazione. Su questo e su non molto altro si fonda sia l'analista che anche la fine dell'analisi. È questo taglio, parziale ma non discutibile, che una cosa è vera perché l'analista la dice, che ci dà, come vedremo la possibilità che, tra due nomi, il soggetto riconosca il proprio. E qui, in questa autorità dell'analista e nel suo rapporto con lo psicotico, è quel tanto della posizione del Maestro che, suo malgrado, vi passa. Virginia Pinzi Ghisi 13

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