Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

do, sono 'io' a sentire il caldo; quando tocco un oggetto freddo parte del mio calore si trasferisce nell'oggetto, mentre il freddo dell'oggetto fluisce in me. La percezione della temperatura potrebbe, perciò, offrire il modello di un processo mentale che assegna a un oggetto esterno una qualità di sé e a se stessi una qualità di un oggetto esterno. È una trasposizione dell'oggetto e di sè» (Hermann, 1927). Nel mio articolo del 1927 citavo alcuni passi delle memorie di Schreber che contenevano riferimenti al suo senso dell'odorato e alla percezione della temperatura. Eccono alcuni esempi: «quasi tutti i giorni venivano e vengono praticati contro di me miracoli del caldo e del freddo...» «molto spesso sono stato costretto a cercare io stesso il freddo e il calore» «Spesso è avvenuto che io d'inverno tenessi a questo fine per minuti interi le mani aggrappate ad alberi gelati...» (Sch., p. 189). «... quando per esempio si fa il miracol, Ò di procurarmi un volto caldo o dei piedi freddi, si pretende continuamente anche da me che io dica: 'se almeno questo maledetto calore finisse'» (Sch., p. 251). Egli scorge la fine del mondo nelle sue 'glaciazioni' (Sch. pp. 105, 111). Secondo Schreber i 'divini nervi' hanno la capacità di essere trasferiti ovunque; in questa loro proprietà egli li chiama raggi. Così scrive: «non bisogna rappresentarsi Dio come un essere delimitato spazialmente dai contorni di un corpo, quale è l'uomo, bensì come una molteplicità nell'unità oppure un'unità della molteplicità» (Sch., p. 213, nota 83). «I 'diavoli' e via dicendo... avevano un odore peculiare nauseante, come ho potuto constatare io stesso in una grande quantità di casi...» (Sch., p. 35). «La camera ... era riempita da quel particolare odore che già nel cap. I ho definito come l'odore del Diavolo...» (Sch., p. 125). Parecchie fonti parlano di sensazioni concernenti materia in decomposizione: «proiettava con una perfetta brutalità le materie che generavano la putrefazione del basso ventre nel mio corpo, tanto che più di una volta ho creduto di poter imputri117

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