Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

ge: «Ho chiesto a Lyell (che ci penserà e mi risponderà) se crede che la forma del mio naso sia stata disegnata ( whether he believes that the shape of my nose was designed). Se sì, non ho niente altro da dire. Se no, vedendo ciò che gli allevatori, i Fanciers, hanno fatto selezionando differenze individuali nelle ossa nasali dei piccioni, devo pensare che sia illogico supporre che le variazioni, che la selezione naturale preserva per il bene di ogni essere, siano state disegnate. Ma io so di essere nella stessa confusione (come ho già detto) come sembra esserlo tutto il mondo riguardo a un libero arbitrio con tutto però supposto come previsto o preordinato». La questione del libero arbitrio mette una D maiuscola al disegno cui qui si allude. Che il naso di Darwin corrispondesse a un Disegno evoca un destino che coincide con una funzione. O piuttosto il destino assorbe, incorpora la funzione. Lo stambecco creato in un certo modo perché alberghi su tutti i picchi dell'America o dell'Africa fa parte in questo senso di un disegno di Dio. Ma il naso di Darwin di quale disegno fa parte? Dalla scoperta alle Galapagos, dal suo sentirsi prossimo al «vero atto della creazione» nel rendersi conto che tutti gli abitanti dell'arcipelago devono essere discesi gli uni dagli altri, nel contrapporre al creazionismo la sua teoria della «discendenza con modificazione mediante la selezione naturale», della «descent with modification, through natural selection», una piccola d si sostituisce alla grande D del disegno. Ed ecco al posto di Dio che disegna, subentrare l'Allevatore che disegna, primo capitolo dell'Origin, Variation under Domestication", che disegna col gesso delle forme cui poi dà vita. Se Cuvier, il grande naturalista francese suo ideale antagonista, partiva dal Genesi, Darwin compie una sorta di degradazione grottesca della creazione. Grottesca e sconveniente, per i suoi contemporanei e ancor oggi. Ma è da 93

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