Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

fatto qui di due elementi contrastanti come la vita e la morte che è Natura. L'uomo nella natura è la rappresentazione di ciò che sta all'origine per l'uomo della possibilità di pensare. Se ci si sposta da una parte o dall'altra il pensiero torna ad essere una forma vuota di cui non si percepisce l'elefante racchiuso e il rimando dei parenti del piccolo Antoine allo studio piuttosto della geografia, dell'aritmetica e della grammatica è la risposta che apparentemente spostandosi altrove rivela al contrario, di quel contenuto ciò che è in gioco. E tuttavia l'uomo non ha un posto nella natura. È questo che, paradossalmente, ci viene dal nipote di Erasmo. Qual'è dunque la funzione del termine cui andiamo accostandoci? Già prima di arrivare alle Galapagos, nel lungo viaggio intrapreso intorno alla Terra6, attraversando il continente americano Charles Darwin era stato colpito dal constatare come nelle condizioni di vita più differenti si ritrovano in realtà forme assai simili, che l'uguaglianza cioè o le correlazioni non sembravano prodotte da circostanze parimenti favorevoli. L'esperienza e le osservazioni che da quel momento vanno per lui accumulandosi fino a quando di quell'attraversamento descriverà, trent'anni dopo ancora lo stupore seguono il filo di un gomitolo con un doppio movimento. Esso si snoda durante il viaggio, e Darwin scopre come in Australia o nelle foreste africane alle stesse condizioni di vita le forme di vita non siano le stesse. Poi, tornato dal viaggio, il gomitolo si riannoda e la stessa osservazione viene fatta nell'ambito di quegli allevatori domestici che Darwin chiama con il nome di fanciers cioè fantasticatori. E la discussione sull'origine della vita sembra riportarsi nello stretto ambito di una configurazione limitata in cui le trasmutazioni possono essere ricondotte al concetto 91

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