Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

sostiene con quello che definimmo come il suo fondamento psicotico•. Così nelle analisi dei nevrotici ritroviamo il ricordo di un piccolo disegno riuscito una volta sola o eccezionalmente ripetuto altre volte ma sempre lo stesso fino a non esserne più capaci, un uccellino, un albero, un angelo, un profilo, una casa. L'animato. L'inanimato. Il luogo misterioso dove essi s'incontrano. Ciò che questo disegno invoca è il ritrovamento al di là della rimozione di un altro luogo. E tuttavia questo ritrovamento è dosato e dosabile secondo la prossimità che il soggetto ha nel proprio fondamento con la psicosi. Tanto più «spaventoso» quanto più questa prossimità è rilevante. Lei compie un passo nell'archeologia, lui nella zoologia. Questa frase chiude il capitolo III della Gradiva di Freud5 che leggo ora come un'opera di teoria e anche di tecnica psicoanalitica. Il ritrovamento del luogo della fobia è raggiunto attraverso un periglioso viaggio al confine con la psicosi in cui la figura del Padre, il Sole, fa da sfondo, mentre il viaggio è accompagnato dal pullulare delle coppie e segnato dall'ambiguità di un passo indice dell'animato ma anche così pronto a solidificarsi nel rilievo di un reperto archeologico. Come dunque può coesistere il soggetto che nasce dalle pulsioni e lo stesso soggetto che è determinato dal suo rapporto col mondo? Ma se riscopriamo la terribilità, lo spavento del primo disegno del contorno vuoto del piccolo Antoine (vi spaventa il mio serpente? non ci spaventa un cappello) possiamo ricondurre questa parola mondo che è anch'essa un contorno, un vuoto, o un Uno comprensivo all'altra figura più piatta, meno tridimensionale, e inquietante giacché l'Uno è 90

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