Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

rio di Hans dalla casa all'interno della pianta del Dazio per raggiungere attraverso non il cancello ma un'apertura inventata, una apertura che non c'è nello steccato di cinta, la piattaforma dei carri. La differenza metteva per me in evidenza la rappresentazione di una barriera nella topologia psichica che abbiamo chiamato luogo della fobia e la caratteristica che questa barriera sia molle cioè consenta o possa consentire un passaggio che in realtà non c'è3. Un'altra differenza consiste nell'individuazione nel secondo disegno di ciò che propriamente manca nel primo, e cioè la differenza tra animato e inanimato: l'animato entra con la fantasia del passaggio di Hans che raggiunge nel cuore della pianta del Dazio prima vuota il luogo dove transitano i carri trascinati da cavalli. Questo, posto in capo al racconto del Piccolo principe, «rappresentava un serpente boa nell'atto di inghiottire un animale. Eccovi la copia del disegno. C'era scritto: 'I boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla. Dopo di che non riescono più a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede'». Il piccolo Antoine dopo avere a lungo meditato sulle avventure della giungla tracciò a sua volta «il primo disegno». «Il mio disegno numero uno» aggiunge subito dopo, e lo mostrò ai grandi chiedendo loro se il disegno li spaventasse. Esso era né più né meno il disegno di un cappello. Infatti essi risposero chiedendo perché dovessero spaventarsi alla vista di un cappello. Ma il disegno non è quello di un cappello bensì quello di un boa, il contorno di un boa, che digeriva un elefante, e affinché essi vedessero chiaramente che cos'era il piccolo Antoine disegnò l'interno del boa. C'era ancora il contorno con la sagoma di un cappello a tesa che questa volta però conteneva nella parte della cupola non il semplice contorno dell'elefante, ma un elefante completo nei particolari con i chiaroscuri, le orecchie, l'occhio con lo sguardo rivolto all'insù. 88

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