Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

li nel suono lo saranno anche nel significato. Hopkins assume il fatto che un gruppo di parole simili di suono sono variazioni di alcune ur-word e radici di significato. Fra i primi passaggi del suo diario da studente universitario ci sono liste di parole simili di suono con commenti sulla loro somiglianza di significato. (...) Ogni parola per Hopkins è un nodo o un modello di energia linguistica. Ognuna ha il suo tono unico, ma si trova a un intervallo fissato dalle altre parole simili ed è per questo che è in grado di consuonare con quelle, sia nel suono che nel significato. Egli nota che la sequenza «flik», «flek», «flake» è simile a un accordo di variazioni sullo stesso suono e significato, ogni cambio di vocale produce un differente tono nell'accordo e una nuova sfumatura nel significato. Qui la sequenza èprodotta da una variazione nella vocale, ma una variazione nella consonante può produrre lo stesso tipo di sequenza, come nella «connessione fra flag e flabby ... flic e flip, flag e flap, flop». Con questo quadro entriamo nell'officina della descrizione. Vediamo come i discorsi di Hopkins si inseguono fin dall'inizio. Salta anche agli occhi quanto le scarne liste di parole raccolte nel 1863 siano straordinariamente vicine a quelle famiglie di parole raccolte per analogie fonetiche (non per allitterazione) da Mallarmé nel 1877, nel suo libro di piccola filologia Les mots anglais. Ma più ancora salta agli occhi il fatto che il tentativo di Hopkins di legare il significato alla fonetica risponde perfettamente a un punto · centrale dell'impresa di Mallarmé: rimediare al difetto del linguaggio, a quell'arbitrarietà del segno di cui parlerà Saussure, con la funzione poetica che congiunge suono e senso, restituendo al linguaggio quella coscienza cratilea che vuole che esso imiti le idee, e rinnovando il mito secolare che vuole i segni motivati. La poesia restituirebbe 72

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