Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

sione fra trascendenza e natura che sembra strutturare in maniera definitiva la poesia hopkinsiana. Il movimento, che conduce dall'uno all'altro Hopkins, può essere meglio inteso includendovi una battuta di partenza, un periodo iniziale privo di esiti poetici, che costituisce una lunga fase preparatoria, e struttura il primo rapporto alla scrittura. Si tratta del giovane Hopkins naturalista, durante le sue passeggiate egli va erborizzando ovunque quei suoi rapidi schizzi di cose, quegli inscape di natura che colleziona a lungo nei diari2°. Intorno a questa educazione dello sguardo e della parola egli orienta un esercizio assai specializzato di descrizione che poteva allora dividere con autori a lui cari come Pater e Ruskin. Riportiamoci al nucleo di partenza, ai diari giovanili: qui l'ago che dà la posizione è il discorso sugli inscape: quelli di natura, e quelli di parola. Ancora prima di fissare immagini privilegiate della natura, il giovane Hopkins si impegna alla messa a punto di adeguati strumenti linguistici. Ecco i famosi elenchi di parole: siamo tornati alle osservazioni di partenza sul corno. Sulla questione, nella bibliografia hopkinsoniana, troviamo una pagina, nel bel saggio di J. Hillis Miller21 : Le speculazioni etimologiche dei diari giovanili di Hopkins sono il primo esempio nel suo lavoro di ricostruzione del mondo attraverso la scoperta delle rime. Le parole sembrano un perfetto esempio del disordine del mondo. L'universo è una collezione di cose irrelate, e le parole sono nomi irrelati di quelle cose, o delle loro qualità o delle loro azioni. Il massimo ordine che si possa dare alle parnle è la sequenza arbitraria del dizionario, alfabetica. Ma alcune parole hanno suoni comuni con altre. La base delle ipotesi etimologiche di Hopkins è l'idea che se le parole sono simi71

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