questi effetti. Le scale di assonanza e di gradazione vocalica si intrecciano con le parallele gradazioni consonantiche, incrementando contemporaneamente il piano del significato. Una parentesi dentro il nostro discorso sul lettering merita un altro importante aspetto tecnico innovativo che a partire dai greci Hopkins riporta nella sua poesia: la ripetizione di parole chiave (motif-words) e soprattutto l'accumulo di epiteti di varia e complessa formazione. L'uso di parole composte in funzione appositiva è ricchissimo e costante: per costruirle Hopkins compie un lavoro di drenaggio della tradizione letteraria inglese, di vari linguaggi regionali, e di linguaggi tecnici e di varie discipline. Traendole da ambiti semantici e storici differenti, Hopkins forma parole composte con fortissime allitterazioni interne, e costituite anche di tre o quattro elementi. Il Gardner distingue quelle a funzione poetica descrittiva - desunte specialmente da Spencer e Milton, direttamente derivate da Omero - e quelle a effetto drammatico retorico - desunte da Shakespeare. Anche poeti più recenti sono presenti con trasporti da Browning, Meredith, Tennyson. Come figure dominanti, le parole composte nel primo periodo maturo equivalgono, sul piano del significato e della struttura grammaticale e sintattica, a quelle aggiunte, sul piano del ritmo, di mezzi piedi outride o hanger. Per la libertà di formazione di queste parole - osserva il Gardner - con Hopkins la poesia inglese rivaleggia con il greco. Ma torniamo al lettering, al suo secondo modello di riferimento: l'intricato e rigoroso insieme di regole che governa le rime e le allitterazioni interne nella poesia gallese dal quattordicesimo al diciottesimo secolo, denominato cynghanedd. Hopkins ha studiato questa lingua nella quale ha scritto due composizioni. Ma soprattutto ha riportato nelle sue poesie inglesi le complesse figure definite cynghanedd (particolari riscontri riportati da Gardner su «The Wreck of the Deutschland» e «The Leaden Echo and the 67
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