Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

Professore. - «Comincerò da qui», e da un castagno staccò una delle fronde grosse e più basse. - «La trova bella?» - «Questa, la fronda di castagno? Certo: ho sempre pensato che il castagno è l'albero che possiede le foglie più belle». (Un ramo ha sette foglie, è asimmetrico, un altro ne ha sei: quale è più bello? Quello asimmetrico. Forse perché la bellezza è prodotto di irregolarità). - «Dunque parlavamo degli alberi di castagno, della loro fronda asimmetrica. E la quercia è un albero asimmetrico?» - «Lo è senza dubbio: è un albero irregolare e contorto, e questa è una delle cose che più si lega alla sua immagine in ambito poetico. (Il discorso vale per la quercia selvatica che non conosce l'intervento dell'uomo: essa nella sua massima crescita disegna con il profilo della sua chioma una lunga curva. Intanto dal dialogo emerge che la bellezza, almeno la bellezza complessa, è un misto di regolarità e di irregolarità. La conclusione è esplicita). - «La bellezza della quercia, e la fronda del castagno sono un misto di somiglianza e differenza ... e se non potessimo cogliere la somiglianza non troveremmo così belle queste cose, e ugualmente se non potessimo cogliere la differenza. La bellezza è il prodotto di un confronto». Dunque la bellezza complessa nasce da un gioco parallelo di somiglianze e differenze. Hopkins va molto avanti su questa strada con quella famosa sua teoria del parallelismo che, al di là delle consuete citazioni, costituisce una teoria generalizzata di grande interesse. Poic,hé i suoi livelli sono multipli e intersecati cercheremo una via d'entrata che ci faccia da supporto, ci avvarremo così di un altro dialogo dove si parla di figure e del loro sfondo, e di come 54

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