Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

Il disagio dell'albero: dialogo parallelo di G. M. Hopkins «Ciò che la pianta è inconsciamente per un atto che le è estraneo, questo tu devi volutamente diventare». Coleridge, Statesman's Manual Se osserviamo, come fa Hopkins, un corno da diverse prospettive troviamo un gran numero di parole generate dal variare delle configurazioni: di sopra, di sotto di fianco, di lato, ecc. Una sporgenza appuntita, un corpo affusolato, un oggetto sinuoso, ecc. 1 • Variazioni di posizione e variazioni di parole: qui Hopkins scopre che alcune parole hanno suoni comuni, in tal caso collegate fra loro rivelano ulteriori connessioni di significato. Il sistema si complica svelando un'qrchestrazione complessa sulla quale dovremo tornare. Ma già a questo punto possiamo parlare di queste figurazioni di parole e di oggetti come di un montaggio sovrapposto (stalled)2 • Hopkins sottolinea questo a proposito di un inscape di natura nel quale ogni singolo fattore di un fiore sbocciato, di per sè bello, darebbe la sua essenza più concentrata di bellezza in un montaggio sovrapposto che condensasse quell'intero «manifestarsi». È dunque un complesso che determina la bellezza, non la cosa singola; è l'intera fronda, non la singola foglia. «Sulle origini della bellezza»3 abbiamo un dialogo platonico di Hopkins giovanissimo che ci può dire qualcosa di quest'orchestrazione complessa. Seguiamone alcune battute: - «Dunque, da dove si comincia» disse il 53

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