Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

Ma viene sconfitta anche la pazienza del demonio; il terreno dell'ultimo confronto è «la quiete della casa», per assicurarselo Roderigo continuava a lasciarsi «signoreggiare» dalla moglie, e a fare quelle spese pazze: adesso l'unico suo pensiero era di poter «pacificamente aspettare i tempi della sua rovina». Ma gl'interveniva l'opposito. Perché con le insopportabili .spese la insolente natura di lei infinite incommodità gli arrecava. La contrarietà qui, nella congiunzione, nello stesso nome, perfeziona lo scacco da subire. Da qualche segno ora si può prevedere - se la lettura è appena esperta - come andrà a finire: quegli altri diavoli, che Belfagor si era portati dietro come famigli, sono scappati all'inferno, hanno preferito tornarsene là, nel fuoco, piuttosto che «vivere nel mondo sotto lo imperio di quella». «Roderigo da l'altra parte, non veggiendo al caso suo rimedio, ... pensò di fuggirsi in ogni modo». Ancora con il segno di un'opposizione immediata, risoluta, da l'altra parte, prende avvio il tentativo di Roderigo-Belfagor di voltar la sorte, sfidando gli usurai creditori, che lo inseguono . non solo con i «cursori», ma «popularmente», vale a dire con un bel po' di gente volontaria. Lo soccorre presso Peretola il contadino Gianmatteo del Erica, il quale realizza subito che non gli può venire niente di male a salvare questo fuggiasco che gli si raccomanda con promesse mirabolanti, reiterate da più di un pegno. Belfagor finisce in un mucchio di letame, e Gianmatteo lo ricopre «con cannuccie e altre mondiglie»; e gli inseguitori hanno un bel minacciare e cercar di smuovere con «spaventi» il contadino: non gli cavano una parola; finì che «stracchi se ne tornorno a Firenze». Gianmatteo è «uomo animoso» e sa cimentare la pro47

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==