Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

fogge che la città, «per sua naturale consuetudine», continuamente «varia», e nel dare feste splendidissime, in gara coi cittadini più nobili e ricchi, come vogliono l'antica tradizione della città e il rango; ma ci sono anche le tre sorelle della sposa da accasare, coi danari di Roderigo-Belfagor naturalmente, e i tre fratelli da instradare nei negozi, con un altro po' di quei danari, regolarmente dilapidati in Levante e perduti in mare, con tutte le «marcatanzie» e lo stesso mercante, in Ponente. Sicché, quando la fortuna e la felicità di Roderigo-Belfagor precipitano, la colpa è di madonna Onesta, la quale, non par dubbio, è di «tanta superbia, che non ne ebbe mai tanta Lucifero»; ma la rovina matura e si manifesta nelle cose del mondo, in afflizioni e splendori della «vita tumultuosa e inquieta», e di queste cose sono fatti i suoi segni definitivi: il patrimonio sperperato, in città la ronda allarmata dei creditori. «Oltra di questo non fu dimorato molto con la sua monna Onesta, che se ne innamorò fuori di misura». Appunto qui, dove stanno la colpa e la superbia di monna Onesta, s'annida il contrasto, in precisi sottili passaggi letterali, e si consuma lo scacco. Pare impossibile, ma appena la donna fu certa dell'amore del marito, la sua superbia «diventò di lunga maggiore», e Roderigo ne riceveva grande tribolazione. Pur nondimeno il suocero, i frategli, il parentado, l'obligo del matrimonio, e sopratutto il grande amore le portava, gli faceva avere pazienza. Una virtù morale del demonio tiene a bada il tormento, che s'intende «inestimabile» proprio per il numero delle ragioni che la lettera oppositiva, pur nondimeno, gli compila contro immediatamente, e sopratutto per quel «grande amore» che chiude l'elenco altrimenti irrilevante. 46

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