Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

varrebbe la pena di indagarne più accuratamente la funzione di là da un semplice fenomeno, magari, di snobismo culturale. Trascurando l'«ignoramus», messo in bocca a Fortunato che è latinismo ormai trasmigrato e scolorito nel linguaggio corrente inglese, «nemo me impune lacessit» e «in pace requiescat» sono formule nobili, addirittura rituali, che si richiamano e sostengono a vicenda. «Nemo me impune lacessit» è quasi un bon mot con cui Montresor annuncia al suo nemico la vendetta, senza che possa accorgersene; «in pace requiescat» vale quale explicit sardonico della vendetta medesima, epifonema pio adibito con intenzione blasfema o almeno beffarda. Una corrispondenza decisiva - almeno dal punto di vista secondo cui è condotta questa analisi - si legge infine nel ritorno e nella coalescenza, sia pure imperfetta, di lettere genetiche: impune lacessit / in pace requiescat.. Messa in coda al racconto, la seconda formula rintocca come una vera e propria battuta - e nello stesso tempo scioglie ogni dimensione di temporalità (contemporaneità diegetica) indotta dal now iniziale già citato: «Against the new masonry I re-erected the old rempart of bones. For half of a century no mortal has disturbed them...», Contro la nuova muratura alzai il vecchio baluardo d'ossa. Da mezzo secolo nessuno le ha più turbate... L'atto di enunciazione del racconto viene fatto oscillare vertiginosamente, ben al di là di quel mezzo secolo. Si potrebbe continuare. Ma anche arrestandosi nell'assaggio, impende la domanda se, e in che misura, la comprensione di questo testo di Poe ne rimanga avvantaggiata. Il nocciolo dell'ipotesi critica è stato che «The cask of Amontillado» si definisca nello scrivere una storia à sensation come motto di spirito; proponendosi l'horror come grotesque, senza peraltro che uno dei due termini scacci o 198

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