nato, la sua «connoisseurship», ed è anche ciò che si custodisce al fondo delle catacombe. Il salnitro (nitre) ne riveste le muraglie «come un muschio»: oltre ad essere emblema dirò così obbligativo di sepolcralità, significante necrofobo (o necrofilo), diventa una seconda esca, indiretta, per spingere Fortunato alla sua avventura: la falsa sollecitudine di Montresor gioca sul rischio che l'umidità possa guastare la salute della vittima, con l'effetto di spronarne l'amor proprio. Messi in parallelo anche da un'eco fonica nel suono vocalico (uain / naitr), wine e nitre adempiono alla funzione di organizzare ciò che chiamerei la tipologia simbolica del racconto. Essa offre una dicotomia fra un ordine sovrastante e uno sottostante (fra un'interpretabilità immediata e una sottoscritta alla prima). L'azione del «Cask of Amontillado» si svolge per tre quarti sotto il livello del suolo, come si sa nelle catacombe dei Montresor: quivi si ripete la ripartizione dei due livelli. Il primo è definito da nitre, il salnitro che, stillando dalla volta e colando lungo le pareti, le decora di lavori aracnei. Wine pertiene al secondo, e lo simboleggia, le bottiglie di vino giacendo sul pavimento ammuffito. In una doppia tramatura simmetrica di alto e di basso, i due significanti accompagnano lo snodarsi del racconto, ricalcandone i movimenti, fino allo scioglimento. Se si vuole, figurano i luoghi in cui l'ago del racconto trapunge motivi paralleli ma distinti. «The cask of Amontillado» è in più d'un senso una mascherata non appena perché i protagonisti vi compaiono in costume da carnevale, almeno Fortunato, vestito da buffone; per Montresor si accenna solo a una maschera di seta nera e ad un roquelaire ossia a un cappotto... L'essenza autentica della mascherata sta piuttosto in ciò, che l'Amontillado non è Amontillado, che le cantine sono tombe, che il «racconto nero» è un motto di spirito; che dunque il lettore è tenuto a denominare in modo differente ciò che si trova davanti. 196
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