Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

la, risulta anfibologicamente intermedio fra il simbolo di appartenenza alla setta e lo strumento deputato all'esecuzione della vendetta. L'enunciato «Sì, sono massone» e la parallela esibizione dell'utensile perfezionano il motto di spirito che si va ad allogare, secondo lo schema freudiano, nella casella del doppiosenso vero e proprio, del gioco di parole. Un'immediata conferma ne dà la lettura del testo: «Tu scherzi» esclama Fortunato, in risposta alla pantomima del rivale; e verso la chiusa del racconto, ma con timbro ben più lacerante, stravolto fino al delirio: «a very good joke, indeed - an excellent jest», Un bello scherzo davvero, una burla eccellente... Si potrà eventualmente aggiungere che Hop-Frog nella storia omonima, corona il proprio trionfo vendicativo con un «I am simply Hop-Frog, the jester - and this is my last jest! ». L'aneddoto di «Hop-Frog» può sembrare in qualche modo omologo a quello di «The cask of Amontillado», ma il modo di formarsi e le intenzionalità dei due racconti li fanno divergere profondamente. La feroce eliminazione di Fortunato, ossia il suo venire murato vivo, è dunque tutta anticipata in questo motto. Ma l'inganno, la cattura, il seppellimento sono, nonché la materia stessa del racconto, il suo significato. «The cask» propone al lettore tale vicenda (sequenza di fatti) e tale significato, in ultima istanza come un Witz. È questo il valore terminale del racconto, prima latente dietro ciò che ho chiamato la sua opacità? Il livello, insieme verbale e semantico, di lettera e di tema, che ho creduto di individuare e che passa attraverso il racconto, potrà anche essere il suo mainstream, ma non l'esaurisce. Si danno altre falde o reticoli, che insieme lo incrociano e lo corroborano. Un relais si costituisce per esempio fra wine e nitre. Il vino è l'esca che stuzzica la vanità professionale di Fortu195

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