cosa di più sulla struttura sinuosa, a pieghe sovrapposte, della narrazione. Ciò rende ragione anche del timbro volutamente isterico di quegli attacchi, e dell'esorbitanza dell'uso di epigrafi - nel quadro di una strategia del mascheramento. Il primo capoverso dichiara in forma pressoché didattica le intenzioni di Montresor. È una sorta di pronuncia dell'assoluto «qui ed ora» (demarcato da un now, in corsivo, a cui altrimenti non si saprebbe dare referente logico) della volontà vendicatrice e della sua astuzia. «I vowed revenge... At length I would be avenged.. I must not only punish, but punish with impunity. A wrong is unredressed when retribution overtakes its redresser. It is equally unredressed, when the avenger fails to make himself felt as such to him who has done the wrong». Il gioco delle ripetizioni polarizza la lettura. Nel passaggio che si potrebbe considerare a buon diritto il condensato del senso generale del racconto stesso («Dovevo non solo punire ma impunemente punire etc.») emerge irresistibilmente un gruppo di lettere: PUN: I must not only PUNish but PUNish with imPUNity. Quel gruppetto di lettere determina, nella ricorrenza, un punto minimo ma essenziale, di vortice nel testo -_ meglio: designa un luogo di scarica. In PUN si annodano sia un valore di iscrizione, di tatuaggio di un puro significante sul corpo testuale, sia un valore semantico (pun-ish / im-pun-ity) che condensa il progetto del personaggio (e del narratore): vendicarsi senza conseguenze, punire impunemente. Così PUN rinvierà al motto araldico della famiglia Montresor «Nemo me impune lacessit», che il protagonista rivela a un certo momento al suo nemico: enunciato effettivo di minaccia, addirittura anticipazione di quel che avverrà, che però non deve essere capito nel suo vero significato dalla vittima. Malinteso - nell'accezione più stretta del termine, e più produttiva. Non a caso intanto è venuto fuori il termine «motto»: lo si vedrà più avanti. 192
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==