Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

Questo paradigma di rime e d'immagini configura una scheda tipicamente danielina; torna infatti, dilatato alla misura decasillabica, proprio nella canzone XVII, quella che - pure citata da Dante - servì da modello a Bertran de Born: anche qui il dolore ai fianchi («del douz sospir don mi dolo li flanc», v. 26), il cancro agli occhi («e que pergas los oilz omne de cranc», v. 34), la fedeltà che nulla ha da spartire con la fragilità di un vetro di bottiglia («Na Meillzde-be, ja no·m sias avarja, / qu'en vostr'amor me trobares tot blanc, / qu'eu non ai cor ni poder que·m descharc/del ferm voler que ne es de retomba», vv. 41-4). Forse proprio queste tessere danieline aveva in mente il Petrarca nella prima quartina del sonetto XLVI (che, sia detto per inciso, nel primo verso riecheggia un famoso incipit del modello Er vei vermeilz vers blaus blans gruos: dove si noti la consecuzione di -aus e -an(c)s interna al verso): «L'oro et le perle e i fior' vermigli e i bianchi,/che 'l verno devria far languidi et secchi./son per me acerbi et velenosi stecchi, /ch'io provo per lo petto et per li fianchi». Tra dinamismo delle rime -ancs e -agre e frequenza degli istituti iterativi, non è un caso che le strofe terza e quinta della nostra canzone ospitino le immagini più caratteristiche e più cospicue, in termini di scarto, rispetto al tessuto topico tradizionale: prima la solitudine (ma anche, per doppio senso, la mancanza del risarcimento dovuto all'amante secondo il codice feudale-amoroso) proiettata in un deserto dove· il falconiere cercherebbe invano un nido d'uccello (d'aucels agre, per l'inversione sintattica, fa il paio con claus rams de fueilla al v. 4); poi l'accensione di una voglia tanto esclusiva da rivelarsi, nei confronti di ogni altra donna, magra, ma anche - sillabando n'eismagre - tanto corrosiva da far smagrire di consunzione. Questa voglia amorosa, il talen, è messa in rapporto paretimologico col precedente v. 32, che cita a paradigma di amore perfetto (sers è al tempo stesso CERTUS e SERVUS) la coppia ovidiana formata da Atalanta (Talenta) e Meleagro. Ma 185

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