Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

simo filo che unisce l'approssimazione affidata alla stampa alla irraggiungibile parola pronunciata o scritta da Arnaut. Il pericolo, sempre in agguato, è di dar dietro a immagini concettuali o verbali che non esistono, perché in realtà generate da «rumori» di trasmissione: qualcosa di simile alla esegesi faticosamente elucubrate su certi scogli dell'Ulysses di Joyce, prima che si rivelassero squallidi errori di battitura. Ma il cimento, nonostante tutto, vale la pena, e i pochi punti sicuri su cui possiamo far perno ci consentono di gettare un'occhiata indiscreta in una delle più notevoli officine trovadoriche della seconda metà del sec. XII. Questa canzone, come decine di altre appartenenti alla stessa scuola, per definizione non aspira ad alcuna originalità di contenuto. Arnaut intesse la consueta trama di luoghi comuni che individuano l'ideologia della «fin'Amor»: all'inizio della primavera Amore fornisce ispirazione e materia del canto; Amore è come un giardino che solo chi è leale e puro di cuore è in grado di coltivare, e infatti l'autore professa la propria fedeltà inconcutibile sino a tingerla (non si sa quanto sul serio) di venature da anacoreta: egli ha raggiunto i valori supremi che definiscono l'amante perfetto, e ciò gli dà speranza a vincere la freddezza della donna; i dubbi, le sofferenze, l'ossesssivo pensiero amoroso costituiscono un titolo di merito e garantiscono a un tempo che niente potrà separarlo dall'oggetto amato. Va da sé che la donna è una presenza ostile e scarsamente addomesticabile. Lo suggerisce l'esordio stesso della canzone, che evocando gli ultimi gruppi del freddo invernale, con la straordinaria immagine dei venti che s'intrecciano fra i rami spogli in una sorta di ballata selvaggia (la duplicazione sillabica s'entreseigno trestutz allude al tempo stesso a una scrittura «entrebescada», cioè sintatticamente contorta), utilizza quel motivo che, presente fin dagli incunaboli della poesia trovadorica, va sotto il nome di «aura brava», e preved(;! una dispersione di «Stabreime» in 180

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