Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

/ecc., e possono riuscire fastidiosi come co co da pollai, che non diventano mai coccodé. Un verso COn sollecito moto il COR perCOte VI 66; un'ottava: PerCOsso, il cavalier non riperCOte, / né sì dal ferro a riguardarsi attende, / COme a guardar i begli occhi e le GOte / ond' Amor l'arCO inevitabil tende. / Fra sé dicea: « Van le PerCOsse vate, / talor che la sua destra armata stende; /ma COipo mai del bello ignudo volto / non Cade in fallo, e sempre il COR m'è COito» III 24. Ma ecco l'ottava che cercavamo, la terza del e.III, con la quale l'ottava del Marino è in rapporto più ritmico che timbrico, anche se la /e/ di ecco passa in quella di lieve. Certo, sarebbe stato difficile arrivarci senza chiara spia lessicale: lampeggiano infatti nel primo verso core e piede (: fiede: vede), essenziali al motivo: Ali ha ciascuno al core ed ali al piede, né del suo ratto andar però s'accorge: ma quando il sol gli aridi campi fiede con raggi assai ferventi e in alto sorge, ecco apparir Gierusalem si vede, ecco additar Gierusalem si scorge: ecco da mille voci unitamente Gierusalemme salutar si sente. Stupenda ottava, vagamente dantesca nel cominciare (Ali hanno late e COlli e visi umani, Inf. XIII 13). Come nel M., l'anafora prende con accenti di 1 a i vv. 5-7, e i vv. 5-6 hanno cesura ossitona a minore con che non sfuggono a nessuno; come nel M., il v. 7 non è cesurato: qui scioglie una grande emozione, una lunga attesa in un gioioso trasporto unanime dove Gierusalem irrompe nella sua interezza, Gierusalemme, che pare un fiume. Nel v. 7 del M. l'accento primario nel primo emistichio cade sulla 3a anziché sulla 4a sillaba: non dico che è variazione trascurabile. Giorgio Orelli 174

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