Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

(Fugge tra selve... fatto le avea...). Quando si dice che lo studio delle varianti a poco o nulla serve (chi lo dice?). Ora . ecco, al quarto verso, l'Ariosto era rimasto impigliato in una serie stracca di nomi: di cerri, d'olmi, abeti, pini e faggi (il troppo stroppia, è verissimo detto), che uniti ai due altri del verso precedente: de le frondi e di verzure, accrescevano la confusione. E nessun riflesso sull'animo della fuggiasca, che pur si richiedeva, per dar sostegno a fatto le avea con subite paure... (anche per motivarlo a dovere). Pure, col pensarci (ché l'errore resiste nell'ediz. del '16 e in quella del '21), comincia coll'insinuare, subito dopo cerri, il verbo sentìa, toglie abeti e pini, che facevano a pugni per diversità... «climatica»; e, fosse caso o consumata finezza, restituisce, anche a questo verso, l'accentazione ribattuta. (L'ho vista io, poteva averla vista e voluta messer Ludovico, no?). [...] Torniamo un poco sull'ottava trentatré, sul forte accento del principio (Fugge tra selve); e dopo due versi, in quel periodo al centro sopra descritto, all'improvviso un mutare di tempo, crea una distanza di luogo, di spazi; dove si perde la fuga di Angelica, il rumore di quella corsa spaventata [...]». Non mi colpiva ieri, con la precisione, la prudenza di De Robertis· , quel «forse» («a rendere, forse, l'impressione dello spavento»). Certo, l'urto di 6a e 7a nei vv. 2, 4 e 6 non può non essere figura ritmica dello spavento, o meglio, come dice il poeta stesso, delle subite paure, che fan pensare anche all'improvviso adombrarsi del cavallo, cacciato com'è a tutta briglia per luoghi inusitati. Nella simmetria la varietà lavora in modo che l'accento di 1 a dei vv. 1 e 5 parla di «corsa spaventata» nei versi di «andamento narrativo», per così dire orizzontale. I vv. 7 e 8 possono dirsi riassuntivi dell'alternanza ritmica che governa l'ottava: narrativo 7, ma col primo accento di 3a come 4; indubitabile ictus di 7a nell'ultimo verso, ma non di 6a, nonostante che la voce tenda proprio a quella cesura ossitona, aver, che dunque non separiamo nella pronuncia da sempre. 166

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