Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

stra che la dicotomia non si pone, in quanto sia il vissuto sia la sua trasposizione linguistica (letteraria) non designano altro che la doppia modalità d'un'unica implosione: quella del linguaggio. Resta eventualmente da stabilire perché mai la Lettera, costitutiva del reticolo testuale, possa godere - come qui si è affermato - di uno statuto assiologico prioritario rispetto ai valori espressi dal Discorso. Ebbene, si dirà allora che la Lettera riveste valore prioritario semplicemente perché è intraducibile. A differenza dei significati organizzati negli enunciati discorsivi, essa - e con essa il Testo cui dà origine -non rientra nel sistema di sostituzioni che caratterizza il Discorso: non è, insomma, oggetto di scambio. Il che potrebbe anche essere, a rigore, una definizione della«Verità». Con grande scandalo, ovviamente, per le pretese dello Spirito, accampato sulle ragioni della Ragione e della Storia. Pretese che, come avverte Lacan, sarebbero davvero inoppugnabili «si la lettre n'avait fait la preuve qu'elle produit tous ses effets de vérité dans l'homme, sans que l'esprit ait le moins du monde à s'en mèler». Stefano Agosti 153

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