Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

La scrittura della catastrofe. Il sonetto mallarméano del naufragio A la nue accablante tu Basse de basalte et de laves A meme les échos esclaves Par une trompe sans vertu Quel sépulcral naufrage (tu Le sais, écume, mais y baves) Supreme une entre les épaves Abolit le mat dévetu Ou cela que furibond faute De quelque perdition haute Tout l'abime vain éployé Dans le si blanc cheveu qui traine Avarement aura noyé Le flanc enfant d'une sirène La linearizzazione della complessità sintattica del testo, effettuata in questa stessa sede (cfr. «Il piccolo Hans», 39, luglio-sett. 1983), si coronava là, a sistemazione ultimata delle funzioni semantico-sintattiche dei singoli elementi verbali, di una sintesi interpretativa: quella generalmente acquisita alla tradizione esegetica mallarméana. E cioè: l'interrogazione sospesa sull'oggetto del naufragio, di cui è indizio l'«écume», veniva letta alla stessa stregua di un dubbio meta-operativo: che cosa è stato sommerso, in154

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