care le attività del formare, foggiare, plasmare, modellare una figura in argilla. Abbiamo parlato di superficie, ci ritroviamo intorno a un rilievo. I vermi esibiscono il carattere di superficie piatta della superficie terrestre, facendo sì per esempio che un pavimento antico sprofondi ma senza perdere la sua disposizione parallela al suolo, e nello stesso tempo vi erigono i loro castings, i loro potremmo dire castelli in aria, di cui Darwin illustra forma e varietà. Ma alla fine, in quest'opera terminale, non è il modellato a prevalere, il plasmare nei suoi rapporti con la perversione, ma il divenire piatto, il profilarsi del rilievo nella silhouette, figura della nevrosi, e quello che alla fine ci viene consegnato, è l'architettura di una teoria, quella che muovendo dal luogo della fobia per essere all'origine della nevrosi parla dell'origine delle specie, messa in piano sul foglio di carta di uno scritto. Darwin h� lungamente resistito alla scrittura: dopo il vibrantec. .e ..giovanile viaggio, egli butta giù uno Schizzo frettoloso� lo Sketch del 1842, e poi un breve saggio del suo pensiero, f'Essay del 1844. Anche per l'Origin (1859) egli lascia che sia l'editore a omettere di indicare che non si tratta ancora dell'Opera promessa, ma solo di un abrégé. Il fatto è che la sua mente è sotto l'impressione di una sola lettera, quel fascio di cunei che è la w, ed egli resta come indietro sul suo stesso pensiero: può redigere di getto e senza interrompere l'argomentazione, così come un Origami forma le figure più complesse senza operare alcun taglio nella carta, l'intera Origin of Species ma è a Henslow che chiede di scrivere quel «piccolo libro» che insegni la botanica sul sistema naturale ai bambini, come i suoi figli che non fanno altro che chiederlo a lui, ma lui non sa come cominciare (lettera 97 del 16 giugno 1856). Benché oggettivamente tanto attesa, non c'era posto nella realtà per l'avvento di un'opera come l'Origin. Considerarla un semplice sunto è l'unico modo per farla germinare. L'opera rimane assente. Il libro è d'altri. 129
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