Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

E dello psicotico è anche l'attenzione esasperata ai moti espressivi, ai tratti fisionomici del padre, come se a ogni smorfia dovesse nascere un figlio, in una corrispondenza, una coincidenza istantanea di godimento e fecondità. A questa micidiale osservazione psicotica fa pensare ciò che, a distanza di poche righe dalle frasi di prima, Darwin dice di semi, come quelli piumati per volare, che volano più lontani e si disperdono riuscendo così a dare, infine, la maggior parte delle piante «e tali piccole differenze tenderanno ad essere ereditarie, come le sfumature di espressione nel comportamento umano». L'albero del corallo Che dire dunque dello stato mentale di Darwin? Dobbiamo pensare forse che la sua angoscia di fronte alla diffusione seminale e quindi al godimento, al godimento che si dipinge nella fisionomia, nell'espressione del volto, di Un padre, lo assegna alla sfera della psicosi? Al contrario, Darwin occupa in un certo senso il posto di campione della normalità psichica: ciò che egli fa è di albergare, come tutti, il nucleo psicotico nel mantello di un congegno della sessualità. Non del nome del padre si tratta infatti nel brano «delirante» di cui sopra, ma di quello della madre: un migliaio di Wedgwood, possiamo leggere, sta per essere introdotto a forza nell'economia della natura, e poiché Darwin si è appena sposato con la sua prima cugina, Emma, appartenente alla stessa famiglia Wedgwood, ecco allora che è dei suoi figli che si tratta, di quei figli che egli si appresta a procreare quasi prolungando la fecondità del padre che con una Wedgwood, Susanna, sposata alla stessa identica età in cui egli ha sposato Emma, trent'anni, e con la stessa 120

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