Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

interesse in Darwin. Solo che nel nostro caso le caselle non sono segnate. I «posti» sono a disposizione degli abitanti «isolati» ma la loro esistenza è determinata dal fatto che vi sono, esternamente, impediti ad immigrare dalla barriera di cui trattasi, «forme più adatte». Cominciamo così a intravvedere l'importanza e l'originalità di questo concetto di «diritto di cittadinanza nella natura». Esso si riferisce realmente a una dimensione dello spazio, questo posto c'è, è segnato e protetto da un confine. E tuttavia, non solo è funzione del desiderio dell'Altro, le forme che agognerebbero di immigrare, superando la barriera che le esclude, ma è anche ricavato nello stesso spazio già interamente occupato, già «completo»: questo in grazia del principio che «una maggiore quantità di vita può essere sostenuta da una grande differenziazione nella struttura». Così «è stato provato sperimentalmente che se un lotto di terreno è seminato con una specie di erba, ed un lotto simile con parecchi generi diversi di erbe, nel secondo caso si può produrre un maggior numero di piante e un maggior peso di erba che nel primo caso». Questo concetto di «posto nell'economia della natura» non è dunque riducibile all'estensione, è un concetto qualitativo che appartiene allo spazio in quanto vi inerisce in qualità di uno «spazio nello spazio», un concetto familiare a Darwin che si compiace di descrivere le Galapagos come «a world within itself», un mondo entro se stesso, e altrove parla, con ammirazione, di «evoluzione nell'evoluzione». I principi del Rinascimento amavano gli studioli. Questi erano spazi che rispecchiavano le caratteristiche del «posto» ora rinvenuto in Darwin: un luogo da occupare in uno spazio senza vuoti. Lo studiolo, per esempio di Cosimo primo dei Medici, chiamato anche stanzino o scrittoio, esisteva e non esisteva, era un piccolissimo vano ricavato in uno spesso muro. Famosissimo, lo studiolo di Francesco primo ha pecu113

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