Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

rà all'altezza di sostenere e di rappresentare, insistendovi come il fobico insiste a rappresentare la sua intrepidezza di fronte alla castrazione, la dimensione del godimento sessuale. Un soprassalto. Qualcosa che va piacevolmente su e giù, un dondolio, un'ondulazione, un beccheggio. Darwin è un maestro della compatibilità. Allo stesso modo di Warburg che cerca nella Firenze del Rinascimento, come mostra efficacemente Gombrich16 , di giustificare la Kompatibilitat fra l'austerità della vena borgognona e l'impeto dionisiaco della Ninfa, così Darwin pone le sue barriers, ne fa il cardine della sua spiegazione della vita della natura, ma nello stesso tempo rappresenta la cedevolezza che la più molle delle barriere, una superficie mobile, offre al godimento. Come per il ricordo fondamentale dei fobici anche per il ricordo di Darwin, pur contraffatto, ogni dettaglio è significativo. Vi troviamo due tagli, quello violento, disordinato, che produce una brutta ferita e lascia una cicatrice permanente e quello della mano di Carolina che «gli» sbuccia un arancio. Ecco dunque che cosa fa l'orrore del tatuaggio presso gli abitanti della Nuova Zelanda11 , scaturigine di una rappresentazione infernale sulla quale peraltro Darwin18 indugia con un certo compiacimento letterario, solo qui, con un palese accento di «finzione»: le lacerazioni sanguinose della pelle mostrano che questa aderisce alla carne, è tutfuno con la massa sottostante, è carne e sangue. Con le sue «profonde incisioni» questo tipo di tatuaggio distrugge «il gioco dei muscoli superficiali» dando al volto «un'aria rigida e inflessibile». Un volto siffatto, completamente tatuato, privo di mobilità e di espressione è il volto di una fimosi che annulla a un tempo verità e godimento. Fa pensare, questo tipo di tatuaggio, a una sporcizia 103

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