Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

alle architetture, alle ore del giorno, che variamente scorrono sullo schermo dell'avventura ariostesca. Colori che il testo stesso direttamente suggerisce, l'aurea chioma di Bradamente, il viso crespo e il pel bianco di Atlante, la lucentez�a metallica delle spade e delle armature, il fosco delle selve, il brullo delle rocce, il chiaro del mattino; o che, per mètaforica associazione acquistano il ruolo di una tonalità dominante come il femmineo« rosa» verginale della più celebre, forse, tra le ottave del poema: « La verginella è simile alla rosa». 4 - Ed eccomi imbattermi, cinquantanni dopo la prima lettura (ne fa fede la data sul frontespizio dell'edizione Fabbri, 1978) nelle illustrazioni del Dorè. Così numerose da costruire non tanto un elemento meramente esornativo, ma da suggerire una lettura specifica, un'interpretazione. E, per di più, a contrasto colla personale immaginazione di cui dicevo, in bianco e nero: un bianco e nero raffinato, ricchissimo di sfumature, di effetti d'ombra e di luce, di contrasti, ma, in ogni caso, monocromo, di quella monocromia che, proprio attraverso l'infantile assorbimento dei disegni di Doré, è per me rimasta un segno della Commedia, allontanandola, spostandola, rispetto al Furioso, in un universo dell'immagine totalmente differenziato, amplificando sino all'estremo la già sostanziale « diversità» di questi due grandi capolavori della nostra letteratura e della nostra lingua. Ma è un'altra sfasatura a incuriosirmi, a stimolarmi alla riflessione: quella della mia personale « lettura», o meglio proiezione nel visivo; quella, invece, materializzatasi, fattasi « pubblica», di Gustave Dorè; un professionista, il maggiore forse che sia sinora esistito, dell'illustrazione, e pertanto, almeno parzialmente, condizionato dalle tecniche che questo modo espressivo, e la sua più che venticinquennale esperienza nel campo, gli suggerivano. E, dietro questa immediata curiosità una problematica della quale 94

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