Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

zionare per il proprio studio, l'interesse per i cirripedi. Però ci sono dei casi in cui non appaiono nemmeno questi segnali, questi ricami, questi piccoli design di ornamento. Ed è la volta che la felicità del particolare è rimpiazzata dalla facilità dell'idea, come è facile, semp{ice e salutare fare all'amore. Il carro e il cavallo scompaiono dalla pianta del dazio, e i sogni dell'analizzante ripetono l'illustrazione di una pianta vuota, non abitata, non animata, il design di una lavatrice ferma, perché l'illustrazione del funzionamento è inclusa, di una lampadina piena d'acqua, la desolazione dell'inanimato che presto, oltrepassate le assicurazioni di « facilità », riconducono prima del luogo della fobia, all'esplosione dell'angoscia. Mentre nella psicosi l'elemento che viene più in luce è il ritmo, sono gli zoccoli del cavallo, l'enfasi dell'animato, l'orrore della statua che realmente si anima, qui invece l'illustrazione manca di suono. Citazioni da « Anfione di Sasso)). Ecco perché Sergio Pinzi introduce il suo seminario Anfione di Sasso con una considerazione sul Mosè di Michelangelo, che non è visto, nello studio di Freud, come oggetto di un discorso sull'arte, ma può ora gettare luce sui movimenti, e sui rilievi, della topologia psichica. « Perché non parli? ». E, nella leggenda, un martello scalfisce una giuntura, un'articolazione. Perché la protesi che non si afferra è qui la voce. Il · Mosè dà voce all'angoscia che si articola sulla congiunzione, scrive Pinzi, « del duro e del molle, aporia del luogo della fobia, di un luogo caratterizzato da una barriera che però è molle». E ancora citando da Anfione di Sasso, « An9

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