mania 15 • In qualche modo viene ad essere sciolta l'opposizione fra gioco e realtà... Se per Melanie Klein, sulla scia freudiana, « ciò che è · assolutamente specificò della mania è l'utilizzazione del senso di onnipotenza al fine di controllare e dominare gli oggetti», fra l'altro per« denegare il terrore che se ne prova», e se il meccanismo specifico è appunto il diniego ( della fantasia di aggressione e di uccisione, della morte), riassuntiva ed emblematica è la formula che la Klein trova per designare questa situazione ambigua, di compromesso, fra euforia ed angoscia, fra vita e morte, nel registro dell'illusorio:« tenere in animazione sospesa» 16, espressione che sembra sovrapporsi con esattezza alla figurazione platonica, petrarchesca, baudelairiana del trionfo come volo e « paradiso» in un'area che rimuove, o meglio tiene sotto controllo i terrori del« gouffre» e della morte, l'angoscia del« tombare»... Su un'analoga linea, più recentemente, André Green condensa il concetto nell'immagine per cui« l'esaltazione maniaca sarebbe una danza funebre sul cadavere di un nemico odiato e ridotto all'impotenza» 11: trionfo, come trionfante è il riso secondo Hobbes (« l'emozione del riso non è altro che un improvviso vanto che sorge in noi stessi al pensiero di una qualche nostra superiorità, per confronto con l'inferiorità di altri o con la nostra stessa precedente inferiorità»), citato ben a proposito da Kris per coniugare in uno comicità, mania e arte. Infatti, se la mania è qualcosa come« l'ampliamento patologico del comico», l'esperienza creativa - in una formulazione vicina a quella baudelairiana- può definirsi come l'esperienza dell'uomo che« cammina alla ricerca di un piacere eterno su una sponda che sovrasta un abisso di paura» 18• Per Baudelaire, lo spazio artistico può essere anche mania-l'ivresse dell'arte nega il gouffre della morte-, è gioco aperto tanto sul tragico quanto sul comico, si condensa attorno alla figura del poeta-pagliaccio. Ora, ritornando al testo di partenza, Une Mort héroi·que, 77
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